Il movimento è espressione visibile della vita e ciò che consente il movimento, negli animali superiori, uomo compreso è l’interazione fra attività muscolare e osteo-articolare: in tal senso l’astragalo rappresenta una sorta di chiave di volta anatomo-funzionale del movimento umano, fin dalla acquisizione evolutiva della stazione eretta.
Anatomia dell’astragalo
L’astragalo, chiamato anche “talo”, è una delle sette strutture ossee costitutive del tarso, a livello del piede, di cui costituisce l’impalcatura scheletrica, con le ossa metatarsali e le falangi, prendendo parte alla formazione della caviglia (articolazione talo-crurale), insieme al calcagno e alle l’estremità distali di tibia e perone.
L’astragalo risulta diviso in tre segmenti:
- testa (distale),
- collo (intermedia),
- corpo (prossimale).
L’astragalo deve essere considerato e protetto in tutta la sua importanza, costituendo di fatto la base inferiore della struttura ossea umana, con-
sentendo il movimento di base e, nei soggetti sportivi, anche il movimento avanzato, sostenendo in gran parte il peso corporeo e collegando la struttura ossea al movimento biomeccanico umano, come un vero e proprio “elastico naturale”, che consente di camminare, correre, praticare attività sportive.
Caratterizzato da minima vascolarizzazione, l’astragalo è soggetto a fratture spesso di difficile valutazione: lesione dell’astragalo e instabilità sotto astragalica sono difficili da diagnosticare, sia clinicamente che radiograficamente.
Le strutture muscolari che interessano il piede (“effettori nel sistema di controllo gravitario della fisiologia umana”), rappresentano le forze interne in “contrasto” con le forze esterne ambientali. Il piede umano si è evoluto da forma in movimento a forma di stabilizzazione biomeccanica antigravitaria, conservando la complessità della propria muscolatura.
L’informazione genetica trasmette alla struttura podalica la modellatura d’impostazione del piede. L’informazione ambientale si interfaccia a quella genetica memorizzandola gradualmente, nel corso delle generazioni, potenziando la funzione antigravitaria. Il fattore “culturale”, però, interferisce con questo sviluppo attraverso terreni e scarpe inadeguate, causando così un ritardo evolutivo nel normale sviluppo umano.
Il piede risulta essere un punto fisso sul suolo su cui grava l’intero peso del corpo, grazie alla forza di gravità. Il piede si trova alla base del sistema di controllo antigravitario (sistema posturale o di equilibrio) che ha consentito all’uomo di assumere evolutivamente la postura eretta e di spostarsi nello spazio. Il piede è sia effettore sia recettore, nel senso che riceve ed esegue comandi (risposta motoria), tramite i muscoli, e interagisce col resto del corpo sia attraverso il sistema miofasciale sia fornendo costanti informazioni provenienti dagli organi di senso, “esterocettori”, presenti nella pianta del piede insieme a “propriocettori”, tendini e articolazioni. Gli esterocettori cutanei del piede sono ad alta sensibilità e rappresentano l’interfaccia costante tra l’ambiente e il “posturale” o meglio l’equilibrio senso motorio. Le informazioni plantari infatti sono le uniche a derivare da un recettore sensoriale , legate alle stimolazioni cutanee della pianta del piede, sono in grado di attivare e modulare riflessi molto complessi con funzioni posturali di notevole importanza.
A tal fine il piede è considerato il principale organo di senso e di moto antigravitario del corpo umano.
Per questo motivo il piede, in alcune popolazioni di paesi sviluppati che vivono su un terreno poco fisiologico, qual è il terreno piano, si evidenzia accrescimento dello squilibrio posturale ma, allo stesso tempo, risulta evidente anche l’elemento adattativo che ritarda gli squilibri posturali medio alti, in genere coinvolgendo i seguenti apparati:
- Apparato Stomatognatico (denti e articolazione temporomandibolare),
- Apparato visivo,
- Apparato vestibolare.
Risulta essenziale un’attività di prevenzione di traumi della struttura in questione, al fine di evitare possibili infortuni, e quindi un blocco totale del sistema metodologico della pratica allenante, fondamentale nella prevenzione di patologie sempre più frequenti:
- Obesità,
- Osteoporosi,
- Infiammazioni,
- Fratture complete.
La prevenzione primaria sarebbe ovviamente quella di evitare lavori di sovraccarico, sull’articolazione del piedeavampiede, al fine di non danneggiare la struttura ossea, un metodo di allenamento può praticare movimenti basici, utilizzando una pallina da tennis per sollecitare il lavoro di forza e resistenza del muscolo in questione. Di seguito vengono visivamente ed intuitivamente illustrati alcuni esercizi utili per allenare il movimento biomeccanico dell’astragalo prevenendone possibili criticità.
Lev Tolstoj scrisse che “quando un uomo si trova in movimento, si inventa sempre uno scopo per quel movimento. Per percorrere mille ‘verste’, un uomo ha bisogno di pensare che al di là di quelle mille verste ci sia qualcosa di buono. Ha bisogno di credere in una terra promessa per avere la forza di muoversi”.
Oggi sappiamo che il movimento, in sé, è fonte di salute: non dimentichiamolo mai, e non dimentichiamo che l’astragalo è alla base di tutto.